19 Novembre 2024 AN Web Magazine - aggynomadi.it

OHAGI & BOTAMOCHI

Viaggiare, mangiare, pedalare è questo il trinomio che accompagna aggynomadi.com e chi ci segue assiduamente sa che, grazie alla “fidata” Donna Bianca, dedichiamo particolare attenzione al Giappone. In questo caso ci occuperemo di cibo giapponese in Italia e lo faremo raccontandovi la nostra partecipazione ad un workshop organizzato a Roma alla scoperta di due dolci molto simili: OHAGI & BOTAMOCHI.

Questi sconosciuti..!

L’etimologia dei nomi di questi particolari tipi di mochi derivano da Botan, la peonia che fiorisce in primavera e dal trifoglio giapponese (l’Hagi) che fiorisce durante i mesi autunnali.

Sono i dolci delle feste Giapponesi di primavera e autunno.

Entrambi vengono considerati “sacri” ed offerti in dono durante la festa buddista dell’Higan. Ohagi e Botamochi sono davvero molto simili ed entrambi a base di riso glutinoso e Anko (la classica marmellata di fagioli azuki della quale vi avevamo già raccontato nel post “Cosa nascondono le ricette della Signora Toku“).

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Potremmo definire il Botamochi come un Mochi invertito..!

Il Botamochi, infatti prevede un ripieno di riso glutinoso avvolto esternamente dalla pasta di fagioli rossi azuki. Durante il workshop, abbiamo preparato l’Ohagi in due versioni: una con copertura di farina di soia tostata ed una ricoperta di semi di sesamo neri, in entrambi i casi miscelati con un particolare tipo di zucchero giapponese.

Rispetto ai tradizionali Mochi, Ohagi e Botamochi hanno una pasta di riso meno collosa e certamente più masticabile e deglutibile.

Come abbiamo preparato l’OHAGI?

Iniziamo col dirvi che, per riprodurre la ricetta a casa vostra, dovrete dotarvi di riso glutinoso e di Anko.

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Il riso glutinoso è comunemente usato nei paesi asiatici per preparare dolci e soprattutto in Giappone per preparare dei pasticcini chiamati Mochi. Questo tipo di riso, dopo essere stato cotto, rilascia amido e diventa molto appiccicoso. Se in Italia non trovate il “mochi kome”, è così che si chiama l’originale in Giappone, dovrete andare alla ricerca di un riso che si avvicini alle due principali caratteristiche: essere appiccicoso e glutinoso.

L’Anko è una marmellata molto pastosa realizzata con fagioli rossi azuki. Ne esistono di vari tipi, più o meno ruvide e con pezzi di fagioli prodotti sia in Cina che in Giappone. Vi diciamo subito che preparare l’Anko in casa è davvero difficilissimo. Vi consigliamo quindi di reperire un barattolo di Anko in una rivendita di prodotti alimentari etnici eventualmente anche on-line. Per facilitarvi le cose, a questo link potrete trovare l’Anko e qui il riso glutinoso.

IL PROVERBIO: Taira Kara Bota-Mochi (un Botamochi cade da uno scaffale) che significa ricevere un colpo di fortuna

Dopo aver reperito gli ingredienti di base, la ricetta è davvero molto semplice e potrete realizzarla in 4 semplici step.

  1. Cuocete il riso, a fuoco basso per circa 20 minuti, in una padella antiaderente aggiungendo la stessa quantità d’acqua (ad es. 1 bicchiere di riso e 1 di acqua). Mescolatelo fino a quando i chicchi perderanno la loro forma ed inizieranno ad attaccarsi. Ancora caldo, trasferitelo in un pestello e con un mortaio pestatelo fino ad ottenere una pasta di riso appiccicosa. A differenza dei tradizionali Mochi, in questo caso dovranno rimanere visibili alcuni chicchi di riso.
  2. Bagnandovi le mani con dell’acqua, lavorate il riso fino ad ottenere delle piccole polpettine. A questo punto, schiacciatele fino ad ottenere un cerchio di riso grande quanto il palmo di una mano.
  3. Forma il tuo Ohagi aggiungendo al centro del cerchio di riso una pallina di Anko e, aiutandoti con acqua, produci -a piacere- un dolcetto di forma cilindrica o sferica.
  4. Date un tocco finale ai vostri dolcetti. Oltreché con le tradizionali coperture che vi abbiamo già indicato, potreste usare polvere di tè verde matcha.

OHAGI o BOTAMOCHI – Ancora una precisazione!

Come ogni dolce “importante” che si rispetti, anche in questo caso ci sono diverse scuole di pensiero. C’è chi dice che i dolcetti, a seconda del nome, prevedano una differente pasta di Anko. Chi ancora, come da noi interpretato, che l’OHAGI abbia il cuore di Anko. Altri invece, sostengono il contrario. E mille altre verità si susseguono da una prefettura all’altra del Giappone. Una cosa sicuramente è certa: in questa pagina vi abbiamo elencato gli ingredienti di base e come prepararli. Per come assemblarli affidatevi pure alle nostre indicazioni o, se preferite, a questa o quella tradizione, saranno comunque buoni..!

DORAYAKI ROMA – Bontà dal Giappone

Secondo noi, DORAYAKI non è una pasticceria ma un vero e proprio punto d’incontro!

DORAYAKI nasce con l’obiettivo di trasmettere la vera cultura giapponese attraverso alcuni dei prodotti di pasticceria tipici del Giappone: mitarashi dango, ohagi, daifuku, mochi, dolci e tè preparati con il tipico matcha (tè verde in polvere), ma anche proposte salate della tradizione nipponica e molto altro ancora.

Il dorayaki è un tradizionale dolce giapponese e consiste in pancake ripieni di marmellata di fagioli rossi, famosissimo grazie anche al noto manga “Doraemon”. E’ questo il nome che abbiamo voluto dare alla nostra azienda, perchè è quello di cui ci occupiamo: la produzione e la distribuzione di alcuni dei più conosciuti dolci tipici del Giappone. Siamo tre soci con nazionalità giapponese, esperti di food e abbiamo deciso di aprire il nostro laboratorio a Roma, nel cuore dell’Italia.


Kayoko Tokumoto

Se volete farci un salto? DORAYAKI si trova a Roma in Via del Porto Fluviale, 3E – Telefono: 06 8666 0523.
http://www.dorayakidolce.com/
https://www.facebook.com/dorayakiroma/
https://www.instagram.com/dorayaki_roma/

Fonte e foto: aggynomadi

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