VIAGGIARE – Valige alla mano, con la “Donna Bianca” e complice “subliminale” il Maestro Andrea Camilleri, decidiamo di fare un salto in Sicilia e precisamente andiamo a fare una Gita a Tindari (una frazione del Comune di Patti nella provincia di Messina).
Tindari “si erge”, è proprio il caso di dire, su un promontorio dei monti Nebrodi che sporge, da un’altezza di circa 300 metri, a picco sul mar Tirreno e sulla riserva naturale orientata dei laghetti di Marinello.
Per raggiungere Tindari, che sia in traghetto o in aereo, una volta giunti in Sicilia, dovrete prendere l’uscita del casello autostradale di Patti o di Falcone (percorso più breve) posti entrambi sull’autostrada Messina-Palermo.
Tindari nella storia
Guida alla mano e chiacchierando con alcuni abitanti del luogo apprendiamo che l’allora città di Tindari fu fondata da Dionisio I di Siracusa nel 396 a.C. come colonia di mercenari siracusani che avevano partecipato alla guerra contro Cartagine e prendeva il nome di Tyndaris, in onore di Tindaro, re di Sparta.
Successivamente, durante la prima guerra punica, fu base navale cartaginese, e nelle sue acque si combatté nel 257 a.C. la battaglia di Tindari, nella quale la flotta romana, guidata dal console Aulo Atilio Calatino, mise in fuga quella cartaginese. Quindi, Tindari divenne di dominio Romano diventando base navale e Colonia Augusta Tyndaritanorum.
Nel I° secolo d.C., Tindari subì le conseguenze di una grande frana, mentre nel IV secolo fu soggetta a due distruttivi terremoti.
Dopo essere diventata sede vescovile, Tindari venne conquistata dai Bizantini nel 535 e cadde nell’836, nelle mani degli Arabi dai quali venne distrutta. Vi rimase il santuario dedicato alla Madonna Nera di Tindari, progressivamente ingrandito, che ospita una Maria con il Bambino scolpita in legno, considerata miracolosa e apportatrice di grazie.
Il Santuario di Tindari
Accennando alla storia, dopo la distrazione da parte degli Arabi rimase solo il Santuario che nella sua rinnovata versione è divenuto Basilica papale minore l’8 settembre 2018.
Il Santuario di Tindari si trova all’estremità orientale del promontorio, a strapiombo sul mare, in corrispondenza dell’antica acropoli, dove una piccola chiesa era stata costruita sui resti della città abbandonata (parte di questa è ancora presente).
La Madonna nera di Tindari
Essere devoti alla “Matri ‘u Tinnaru” (in Sicliano) è indubbiamente tra le più antiche devozioni mariane in Sicilia, diffusa e festeggiata praticamente in tutta l’isola.
Di epoca imprecisata è la statua della Madonna Nera: è scolpita in legno di cedro, una Theotókos Odigitria seduta nella posizione della Basilissa (“Regina in trono”), regge in braccio il Bambino Gesù, ha una corona in testa, e presenta la caratteristica inconfondibile del volto lungo. Di proporzioni aggraziate ed armoniose la statua ha un notevole pregio dal punto di vista artistico.
La festa del santuario e della Madonna del Tindari si svolge ogni anno tra il 7 e l’8 settembre, in occasione della festa liturgica della Natività della Vergine.
Soprattutto durante il periodo delle celebrazioni annuali, ma comunque anche durante tutto l’anno, la zona è meta di pellegrini che, a piedi, affrontano un irto sentiero (detto: Coda di Volpe) sino a raggiungere il Santuario di Tindari. Le donne devote alla Madonna di Tindari, chiedono soprattutto grazia e benedizione per la fertilità.
Una curiosità: il noto artista Siciliano “Fiorello” ha raccontato della devozione della madre alla Madonna nera di Tindari. Perciò, oltre al nome Rosario, l’ha battezzato col secondo nome: Tindaro (Tinnaru in Sicliano).
Il Teatro Greco e i resti archeologici
Oltre al Santuario, Tindari offre ai visitatori un piccolissimo borgo di abitazioni e negozietti, qualche bar e ristorante ma soprattutto interessanti resti archeologici d’epoca greco-romana e soprattutto il teatro greco di Tindari, tutt’ora in funzione e dove -durante la stagione estiva dal 1956- ha sede un festival artistico che annovera tra le manifestazioni: danza, musica, e ovviamente teatro..
Il teatro costruito alla fine del IV secolo a.C. dai Greci e in seguito rimaneggiato in epoca romana, rimase a lungo abbandonato.
La struttura del teatro greco di Tindari è letteralmente “appoggiata” alla naturale conformazione a conca della collina, nella quale furono scavate le gradinate dei sedili della cavea, che raggiungeva una capienza di circa 3000 posti.
Marinello: i laghetti e l’area naturale
Dopo aver lasciato la parte alta, è d’obbligo scendere alla base del promontorio di Tindari, dove si sviluppa una zona sabbiosa con alcuni specchi d’acqua che si modificano in seguito ai movimenti della sabbia, spinta dalle mareggiate.
La spiaggia è conosciuta con il nome di Marinello. Acque calde e cristalline garantiscono una balneazione “Caraibica” già dal mese di maggio fino ad ottobre inoltrato.
Il miracolo della Madonna nera di Tindari
Secondo una leggenda la spiaggia di Marinello si sarebbe formata miracolosamente in seguito alla caduta di una bimba dalla terrazza del Santuario, ritrovata poi sana e salva sulla spiaggia appena creatasi per il ritiro del mare.
La madre della bambina, una pellegrina giunta da lontano, in seguito al miracolo, si sarebbe ricreduta sulla vera natura miracolosa della scultura, della quale aveva dubitato a causa dell’incarnato scuro della Vergine.
Così finisce la nostra gita a Tindari, e voi che ne dite: siete pronti a partire sulle tracce di Montalbano?
Fonte e foto: aggynomadi.it e web
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